Tra programmi in tv, libri di cucina e grandi “famiglie” online: abbiamo incontrato Marco Bianchi.
Nato nel 1978, Marco Bianchi si destreggia tra tante definizioni: food mentor, divulgatore scientifico, esperto di cucina sana con la passione per creare libri e presentatore televisivo.
Il suo passato, nelle sue parole, era quello di un “esperto di pigrizia e junk food”, ma Bianchi non avrebbe continuato a lungo su questa linea: parte del team di Umberto Veronesi, viene “scoperto” proprio dal mitico oncologo che, dopo aver rifiutato un suo ambizioso progetto, lo include però nel suo team di comunicazione, trasformandolo così in una personalità influente per tutto quello che riguarda l’alimentazione sana e sostenibile.
L’abbiamo raggiunto dopo la pubblicazione dei suoi due libri La nostra salute a tavola e Cucinare insieme è un gioco buonissimo, usciti entrambi durante i vari lockdown, e pensati proprio per venire incontro alle richieste del suo vastissimo pubblico social durante la pandemia. Bianchi ci ha raccontato delle ispirazioni che li hanno portati alla luce: dagli esperimenti in cucina con la piccola figlia Vivienne alla continua ricerca e impegno con la Fondazione Veronesi, fino alla sua “famiglia” virtuale.
© Lorenza D’Alessio / LUZ
Ti eri definito un “esperto di pigrizia e junk food” e hai fatto uscire ben due libri durante il lockdown
Già, per me sono due gioielli perché sono pensati per la mia community, per creare una possibilità in più d’incontro. Di base scrivo i libri per rispondere a tutto ciò che mi chiede la mia “famiglia digitale”.
La tua community ti ha chiesto aiuto durante la pandemia?
Sì, ad esempio durante la seconda metà del 2020 il tema era la spesa intelligente, cruccio dei genitori alle prese con la dad: chiedevano input salutistici, in un momento che in realtà non era solo cruciale per l’alimentazione, ma legato anche a molti aspetti sociali. Spero di aver risposto a tutte le loro richieste.
Qual è il tuo rapporto con loro?
Mi rapporto con la community attraverso la quotidianità e la realtà.
Cerco di accontentare tutte le richieste, e questo premia sia me sia loro. I social sono po’ un diario con pagine scoperte per tutti, e mi viene naturale ascoltarli e aiutarli rispetto alle domande sull’alimentazione: tra noi c’è una grande fiducia. Siamo selezionatissimi e ci suggeriamo a vicenda: pure quando sbaglio io a scrivere qualcosa, entra in gioco qualcuno a dirla giusta!
Nessun hater?
Quando ho preso posizione per i vaccini sono stato criticato dai no vax, oppure a volte capita che mi critichino alcuni estremisti vegani: capita. Però conto su una mano questi episodi, sono rari e capitano solo su post specifici.
© Lorenza D’Alessio / LUZ
La dieta mediterranea è “Patrimonio Culturale immateriale dell’umanità”: secondo te da noi è data per scontata?
L’abbiamo sicuramente riscoperta negli ultimi mesi. Ho consultato tanti dati delle raccolte Nielsen che hanno mostrato come il nostro interesse si fosse proprio rifocalizzato sulla dieta mediterranea nell’ultimo periodo. Durante il primo lockdown, molti infatti si erano buttati sui grassi e sul junk food.
Poi che è successo?
In tanti hanno iniziato a seguirmi per ritrovare un equilibrio, con grande attenzione a temi come il carrello intelligente: con una spesa equilibrata, non buttiamo i prodotti acquistati e ci manteniamo sani, e così questa scelta ci ripaga. In molti hanno ridotto le carni rosse e gli affettati: così si migliora la propria alimentazione e si incentivano degli aspetti positivi per fare del bene a noi e al mondo.
Come “peccano” gli italiani, dal nord al sud?
Il sud è bravissimo coi legumi, ma non con gli zuccheri, di cui abbonda molto. Il peccato del nord credo siano i cibi pre-confezionati e le delivery: per mangiare sempre sano, è importante imparare ad organizzarsi.
© Lorenza D’Alessio / LUZ
Hai dedicato a tua figlia Vivienne l’ultimo libro per cucinare coi bambini
Sì, ormai sa leggere e si è emozionata leggendo il suo nome! È brava in cucina: sin da piccolina giocava tenendo in mano una mela, la osservava, poi studiava come la mangiavo. Abbiamo sempre vissuto insieme il cibo come un’esperienza ludica e conviviale.
L’idea quindi è nata dalla vostra esperienza insieme?
Sì, cucinare insieme è sempre stata una sua richiesta: se la cava benissimo ed è già molto organizzata. Il libro è il nostro ricettario, è semplice e di facile comprensione, e c’è anche una parte scientifica e nutrizionale per bambini.
Mi piacerebbe che il libro fosse un’occasione anche per gli altri genitori per passare del tempo coi loro bambini: non abbiate paura di fare qualcosa insieme, dategli uno spazio, un ambiente che diventi anche il “loro”.
La cucina quindi può anche essere un luogo per i più piccoli?
I bambini vanno lasciati liberi di esprimersi, e tanti vogliono stare in cucina: dipende da noi, che possiamo lasciarli fare e includerli nel modo giusto. Mia figlia ha scelto di cucinare da sola: l’ho lasciata fare, ha fatto un gran casino, ma non le ho detto nulla! Ho infornato silenzioso, e poi abbiam mangiato questa “cosa” che aveva creato, che alla fine era anche buona.
È stato così anche durante il lockdown?
Sì, per noi la cucina è stata un luogo di raccoglimento anche durante il lockdown. Quando si poteva, abbiamo invitato gli amichetti di Vivienne e abbiamo fatto insieme la focaccia.
© Lorenza D’Alessio / LUZ
Cosa pensi della DAD?
Da quello che ho visto dagli amici, dai follower e dai miei nipoti, non è stata una cosa positiva: manca proprio il rapporto di collettività che sta alla base della scuola. Uno può essere anche mega motivato a far funzionare tutto, ma se non lo sei, è dura, e anche il cibo diventa difficile in questa situazione: si mangia per noia e ci si perde. Per questo la DAD è stata controproducente, perché lo è stata sia dal punto di vista dell’imparare sia da quello sociale, in rapporto alla sostenibilità della vita di tutti i giorni.
“Se papà o mamma non mangiano la frutta, date il buon esempio”: a proposito di esempi, secondo te quali sono quelli che le nuove generazioni potrebbero dare agli adulti di oggi?
Banalmente, di bere molta acqua: prima si bevevano molte bibite gassate e succhi di frutta. Ora la trovi ovunque, anche in giro, ed è molto più semplice fare i refill delle borracce rispetto a qualche tempo fa. I giovani sanno anche che ci sono tante alternative ai fast food: è stata fatta molta sensibilizzazione per ridurre l’utilizzo zuccheri semplici, e l’input è arrivato.
E il ruolo dei genitori adesso qual è?
Noi restiamo sempre un esempio per i nostri bambini. Per questo ho scritto un libro che i più piccoli possano sfogliare coi loro genitori: perché voglio introdurre i bambini, e convincere gli adulti, dell’importanza di un’alimentazione sana, che li indirizzi verso tutte le abitudini equilibrate che stanno alla base della prevenzione, in termini di salute.
© Lorenza D’Alessio / LUZ
È risaputo del rapporto di stima che avevi con Veronesi
“Dove c’è la conoscenza possiamo fare la differenza, e lì che sta la libertà di scelta” diceva Veronesi, che è il primo che ha creduto in me.
Il nostro incontro è stato casuale: lavoravo nel suo staff, e gli proposi un progetto assurdo che lui cassò. Gli avevo comunque fatto una buona impressione, così mi chiese di entrare nella sua squadra di comunicazione. A lui devo tantissimo.
Chi sono gli altri che ti hanno ispirato?
Penso a Stefano Coletta, direttore di Rai1, per la mia Linea Verde Estate, che ha avuto un taglio fresco e innovativo che mi ha dato molta visibilità. Last but not least, Laura Donnini e lo staff di HarperCollins: erano una nuova squadra editoriale e ci siamo “sfidati” a vicenda. Sono stato il loro primo volume di cucina, e loro mi danno sempre carta bianca: i nostri libri nascono così.
Progetti per il futuro?
Ho delle riunioni per il nuovo libro, poi lavoro molto con la Fondazione Veronesi: sono testimonial delle loro raccolte fondi. Ci sono anche molto digital e tanta tv: per ora sono su Buongiorno Benessere con Rai1, programma dai contenuti scientifici e intelligenti, e poi spero in Linea Verde Estate 2. Il mio sogno sarebbe di farla senza più covid: sarebbe bello riprendere senza distanze quei momenti folkloristici, come quando i produttori ti invitano a mangiare con loro, anche se stanchi dopo il lavoro a fine giornata. Sono attimi importanti che ricaricano tutti quelli che ne prendono parte.
I tuoi segreti personali per una vita sana, oltre all’alimentazione
La libertà che porta la felicità. Libertà di pensiero, di azione e di esprimersi: è l’ingrediente principale di ogni ricetta di vita.
E la conoscenza, che si alimenta solo con la curiosità: se ti informi, lo studio ti porta ad una consapevolezza che ti apre le porte per combattere l’ignoranza, e che ti offre la possibilità di aprirti al meglio anche con gli altri, come persona.